Come imparare a vedere il buono nei momenti più bui. Il mio bilancio 2020

che cosa è un brand

Yogi | consulente di comunicazione | nomade digitale

Sviluppo idee creative per aiutare brand e destinazioni a trovare clienti grazie a contenuti web mentre gestisco male la mia dipendenza da viaggi e caffeina.

Oggi voglio salutare con te quest’anno appena passato rispondendo alla domanda che ricevo più spesso: come imparare a vedere il buono nei momenti più bui.

 

La fine dell’anno è tempo di bilanci e nuovi progetti.

 

E’ il momento in cui ci si guarda indietro per tirare le somme e si inizia a tessere le fila dei buoni propositi da disattendere l’anno nuovo.

Che poi questo scansionare il tempo è abbastanza stupido non credi?

Questo periodo ce lo ha insegnato bene.

Lunedì o Domenica sono improvvisamente diventati lo stesso giorno per molti.

Ma sai qual è la verità?

Che per molti di noi, e dico molti ma in realtà potrei dire moltissimi, non è cambiato poi molto.

 

Fermati.

Non intendo dire che questo sia stato un periodo leggero.

Quest’anno è stato tragico per tutta l’umanità.

Ma per molti di noi il Coronavirus non ha fatto altro che accentuare una realtà già esistente.

Chi come me ha 30 anni oggi, vive costantemente nella precarietà.

 

Sei anche tu tra i fortunati?

Dico fortunati si, perché credo dal profondo dell’anima che essere adattabili al cambiamento sia una grandissima fortuna che il precariato economico ha regalato alla nostra generazione.

Credi che sia pazza ora forse, ma lasciami spiegare.

 

Non avere un lavoro fisso, non avere una casa di proprietà e convivere costantemente con l’idea di doversi rimboccare le maniche per sbarcarla suona tragico, ma è anche un grande privilegio.

 

Noi non viviamo nel terrore di perdere le nostre certezze.

Siamo abituati a non averne e ci abbiamo fatto il callo.

Se l’azienda in cui lavoriamo chiude ne cerchiamo un’altra.

Se l’economia di un paese crolla emigriamo all’estero.

Se la nostra relazione ci rende infelici con molta probabilità avremo il coraggio di porle fine perché l’incertezza fa parte di noi e non ci spaventa.

Se non siamo soddisfatti del nostro lavoro ci impegniamo per trovare delle soluzioni alternative.

Il precariato economico ci ha messo nella continua condizione di doversi reinventare, che tradotto significa:

 

siamo tutti diventati invincibili.

 

 

Posso portarti il mio esempio personale come riprova.

Ho una laurea triennale, una magistrale, e diversi master e certificazioni.

Ho finito gli studi col massimo dei voti a 25 anni ma già da 10 lavoravo come cameriera.

In questi 5 anni ho lavorato in una molteplicità di settori diversi sviluppando competenze trasversali che mi salvano le chiappe sempre.

Ho sempre svolto il lavoro dei miei sogni? Certo che no.

Alcune esperienze sono state, e sono tuttora, fortemente gratificanti.

Altre sono servite a pagarmi l’affitto, qualche serata e soprattutto mi hanno permesso di risparmiare cifre considerevoli per finanziare i miei progetti futuri.

Lavorare dietro al banco del bar, per esempio, mi ha insegnato a stare al mondo e mi ha anche insegnato di più sulla comunicazione di qualsiasi corso fatto sul copywriting!

Credimi se ti dico che non c’è testo di Joseph Sugarman che regga il confronto con i discorsi da bar quando si parla di imparare a  comunicare.

[su_quote]Il punto è che grazie all’incertezza siamo diventati tutti più preparati e competenti.[/su_quote]

 

 

Se siamo emigrati oggi parliamo più lingue, sappiamo cucinare diversi alimenti e abbiamo capito che tutto è solo il risultato di una particolare prospettiva.

Emilie Wapnick ci definerebbe tutti dei “multipotenziali”.

(Se non la conosci ascolta il suo TED talk o fiondati nel suo libro che è una delle migliori letture che potevo regalarmi
quest’anno per far pace con me stessa, lo trovi qui).

 

 

Infine, ma non certo per importanza, l’incertezza in cui viviamo ci ha regalato il privilegio di poter osare.

Di poter tentare di essere chi vogliamo realmente essere.

L’incertezza ci ha regalato la libertà di scegliere.

 

Quella libertà che ci rende immobili a volte, perché ci disorienta e spaventa.

La libertà è il motore che alimenta i nostri tentativi, i nostri traguardi e i fallimenti.

 

Io sono molto grata per averla e nonostante la fatica, le cadute e tutti i progetti falliti, non la cambierei con niente al mondo.

Perché ogni minuscolo traguardo è davvero mio e alla fine dei conti pesa molto di più di qualsiasi fallimento.

 

Non cambierei mai e poi mai la mia libertà di essere con la certezza del dover essere.

 

Ed eccoci qui dunque.

Una lunga ma necessaria premessa per tirare le fila su questo anno stravolgente, sicuramente sfidante, ma non così rivoluzionario per moltissimi noi.

 

 

Ed ecco il mio bilancio.

Sarà per la mia attitudine alla vita, ma nel bene e nel male io voglio far cadere il peso di quest’anno sulla positività.

Nel 2020 se ne è andata una persona molto cara che non riabbraccerò mai più.

Nel 2020 avrei dovuto viaggiare on the road fino all’Australia.

Avevo lasciato il mio lavoro a Londra per questo. E quella scelta ha significato anche ritrovarmi durante la pandemia disoccupata e senza un sussidio statale né dall’Inghilterra né dall’Italia.

Se volessi lamentarmi e dipingere un quadro tragico potrei dire:

“Nel 2020 è morto uno dei miei migliori amici, ho finito tutti i miei risparmi, sono dovuta tornare a vivere nell’appartamento di mia nonna a casa dei miei e ho anche dovuto ricominciare a fare la cameriera d’estate”

Quello che dirò invece è:

Il 2020 mi ha portato via un carissimo amico, ma la sua presenza è viva in ogni momento della nostra giornata.

E per quanto la sua assenza porti con se un dolore incolmabile, mi ricorda di essere profondamente grata alla vita che ho, ogni giorno.

La pandemia mi ha portata a scoprire e ad avvicinarmi a persone che non conoscevo.

A riconoscerne il grande valore umano e far nascere tra noi una solida amicizia.

Il 2020 è anche l’anno in cui le amicizie più profonde che coltivo da sempre sono diventate indissolubili.

E’ il momento in cui, dopo tanti anni vissuti all’estero, ho riscoperto il piacere del tempo speso in famiglia senza il countdown dell’aereo da prendere.

Il 2020 è l’anno in cui ho ricominciato a fare la cameriera nel locale dove ho passato molti dei momenti più felici della mia vita.

Dove ho rivisto moltissime persone care e per un attimo è stato come se questi 15 anni non fossero mai passati.

 

Ed infine il 2020 è anche l’anno in cui ho fatto quello che faccio sempre: rimettermi in gioco.

E’ l’anno in cui ho speso ogni minuto della mia giornata per studiare ed imparare quello che il mercato mi chiedeva di conoscere.

E’ l’anno in cui ho affinato le mie conoscenze di marketing, l’anno in cui il mio computer ha rischiato di volare dalla finestra ogni cinque minuti (ma alla fine è rimasto sulla scrivania).

E’ l’anno in cui, con le poche risorse che avevo, ce l’ho messa tutta ed ho avviato la mia attività.

 

Non è l’anno che mi ha insegnato di più in assoluto.

Ma è quello che mi ha insegnato qualcosa di veramente importante:

la perseveranza ripaga sempre.

 

In ogni situazione abbiamo sempre due possibili alternative:

restare a guardare o mettercela tutta.

Ed io quest’anno ce l’ho messa tutta.

 

Nel 2020 sono successe tante cose negative ad ognuno di noi, ma anche tante,
tantissime, positive.

Il segreto è imparare a riconoscerle.

 

Concludo questo articolo con un augurio dal cuore, che faccio a te, ma anche a me stessa.

 

Sii sempre in grado di vedere la bellezza di quello che hai.

E non mollare mai.

 

 

Un abbraccio immenso,

Silvi

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SILVIA

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