Come si vive in Costa Rica? É davvero un paradiso?

che cosa è un brand

Yogi | consulente di comunicazione | nomade digitale

Sviluppo idee creative per aiutare brand e destinazioni a trovare clienti grazie a contenuti web mentre gestisco male la mia dipendenza da viaggi e caffeina.

Quella che ho tra le mani è una bottiglia di acqua di cocco (agua de pipa), mi trovo a San José in una delle piazze principali della capitale costaricense e penso che qui c’è qualcosa che non va. 

Appena arrivata in Costa Rica mi aspettavo il Centro America: sai lo street food? le bancarelle di verdura per strada e le noci di cocco in vendita a ogni angolo? 

Dopo un mese in questo paese ho più dubbi e domande irrisolte che risposte.

Quelle che trovi in questo articolo sono alcune delle mie considerazioni sullo sviluppo costaricense, sui reali effetti dell’industria turistica, sul caro prezzi sperimentato qui, folle oltremodo, e sui loro effetti sulle condizioni di vita della popolazione autoctona, su una parte di essa, perlomeno. 

By the way: in un paese che si erge come portavoce delle politiche progressiste in materia di tutela ambientale e paesaggistica, è praticamente impossibile trovare un cocco in vendita per strada, mentre è facilissimo comprarlo in una bottiglia di plastica per 4 dollari in un supermercato

Siamo sicuri che lo sviluppo sostenibile e la tutela ambientale siano l’effettiva priorità del governo costaricense?

Oppure lo è piuttosto creare l’immagine di un paese a misura di straniero (nordamericano o europeo – smettiamo di incolpare sempre e solo gli americani perché è comodo)  in cerca di un “ambiente familiare” ma del tutto impossibile da vivere per i locali? 

Dopo un mese qui non riesco a togliermi queste domande dalla testa.

Perché, se da un lato qui in Costa Rica sono state effettivamente implementate politiche pubbliche di rilievo in tema di protezione ambientale e paesaggistica, (ma anche con riferimento al welfare state), dall’altro il costo della vita è difficilmente sostenibile anche per gli stranieri che provengono dai vicini Stati Uniti.

Come può esserlo quindi per i ticos, che sì, stanno forse meglio dei nicaraguensi, ma hanno comunque salari molto più bassi di quelli medi presenti in Europa o Nord America?

l’acqua di cocco in plastica

Ho parlato con molte persone durante questo viaggio e la frase più ricorrente è stata “come fate a vivere qui”? Arturo, un ragazzo incontrato a Puerto Viejo ridendo mi ha detto “me lo chiedono tutti e in effetti me lo chiedo anch’io”.

Arturo mi ha anche parlato dei salari minimi presenti nel paese che si aggirano sui 300$ al mese, (anche se su carta li vediamo a $500), del fatto che l’ospedale pubblico sia meglio evitarlo se si ha un problema,

che di fatto lavorando legalmente si ha un’assicurazione sanitaria e che il sistema scolastico è misto, ma che a quello pubblico accedano praticamente solo le popolazioni indigene o chi vive in aree rurali con alti livelli di povertà. 

Ma se il salario minimo è di 300$ e quello medio alto di chi ha una carriera (titolo di studio) è di 1100$, com’è possibile che un pacco di riso costi 5$? un pezzo di formaggio prodotto in Costa Rica 8$, un pane intero mediamente 4/5$? Un affitto dai 500$ ai 1000$ mensili? 

Acquistare generi alimentari (non di importazione) costa generalmente il doppio di quanto si spende in Italia, tant’è che io stessa per un mese ho mangiato prevalentemente pomodori, frijoles (fagioli) e banane.

Al di là della spesa per beni non necessari (come shampoo, crema solare, crema per il corpo che possono costare anche 20$ ciascuno), ho trovato proprio il costo per i beni di prima necessità totalmente insostenibile.

Come fanno a permettersi il cibo i locali? 

Tutte le persone con cui ho parlato mi hanno confermato di saper bene dove fare la spesa e andare quindi a cercare determinanti alimenti in supermercati o negozi più economici, oppure al di fuori della frontiera (Nicaragua e Panama).

Ma per me questo beh, ha ben poco a che fare con la sostenibilità e il benessere in un paese. 

In Costa Rica ho avuto, per la maggior parte del tempo, e con eccezione della sosta nell’area del Caribe, la sensazione di vivere in un enorme villaggio turistico pensato per un target ben preciso: l’ecoturista che pratica surf, yoga e trekking. 

Ma se i flussi turistici sono incontrollati e le strutture ricettive sono praticamente ovunque, si può davvero parlare di ecoturismo? 

E, da yogi mi chiedo, che cosa c’entra lo yoga con la cultura del Centro America? 

Certo, io viaggio col mio tappetino in valigia e pratico ovunque nel mondo, ma se vedo proliferare yoga retreat in aree del globo completamente slegate da questa cultura, almeno appunto nelle loro caratteristiche originarie, mi faccio due domande. 

E tra queste la prima è: qual è l’impatto del turismo su questa area del mondo? 

Dove sono le tradizioni locali di questa popolazione? Cosa facevano i ticos tradizionalmente? Surf forse, yoga non credo, cucina vegana, ne dubito fortemente.

Da viaggiatrice che cerca di agire consapevolmente presto molta attenzione a questi aspetti e spesso mi trovo a mettere in discussione il comportamento stesso di altri viaggiatori che hanno il mio stesso stile di vita, che lavorano viaggiando quindi, spostandosi da un paese all’altro. 

Il modo in cui cerco di approcciarmi alla cultura ospitante è con rispetto e riverenza. Questo significa per me vivere come si vive dove mi trovo, non cercare quello che ho lasciato a casa, perché farlo ha un impatto importante, importantissimo,

forse molto più alto di quello di cui siamo realmente consapevoli. 

Ma vediamo dei dati.

Come si vive oggi in Costa Rica? 

Quepos, Costa Rica

Il Costa Rica ha guadagnato fama per la sua bellezza naturale mozzafiato, le sue politiche ambientali progressiste e la sua stabilità politica.

L’ultimo conflitto armato che ha coinvolto il paese è stato la guerra civile del 1948, al termine del quale è stata redatta l’attuale Costituzione che vieta l’istituzione dell’esercito

Il Costa Rica infatti può contare sugli Stati Uniti in caso di ingerenza esterna e dal 1948 non ha una forza armata nazionale. 

Nel paese sono state anche implementate politiche pubbliche che effettivamente tutelano l’ambiente e la sostenibilità e questa attenzione si percepisce anche solo spostandosi da un luogo all’altro.

Le strade sono pulite, si trovano ovunque raccoglitori di rifiuti (non sempre differenziati) e in generale non ho mai incontrato l’ammontare di plastica e sporcizia che purtroppo dilaga nelle aree verdi di molti altri paesi del Centro e Sud America. 

Nel corso degli anni il governo costaricense ha adottato politiche ambientali volte a promuovere la conservazione delle foreste, implementando un sistema di parchi nazionali e riserve biologiche e zone protette che coprono oltre il 25% del territorio del paese. 

È stato anche uno dei primi stati a introdurre i Pagamenti per i Servizi Ecosistemici, cioè una serie di incentivi finanziari offerti ai proprietari dei terreni per conservare le foreste, proteggere le risorse idriche e la biodiversità.

Ha investito nella produzione di energia da fonti rinnovabili e ratificato diversi accordi internazionali ambientali impegnandosi a rispettare gli obiettivi di conservazione e sviluppo sostenibile stabiliti da queste convenzioni.

Quindi, senza dubbio, il Costa Rica costituisce un esempio di valore.

Nonostante questo impegno, tuttavia, affronta anche minacce significative che riguardano la deforestazione, l’urbanizzazione non regolamentata e la pressione sull’uso del suolo, aggravate anche dalla portata dei flussi turistici.

Dal punto di vista economico, il paese ha una base diversificata che include il turismo, che è la più importante fonte economica, l’agricoltura, l’industria manifatturiera e i servizi finanziari.

La disuguaglianza economica rimane una sfida significativa. 

Certamente il Costa Rica ha una delle distribuzioni di reddito più equilibrate dell’America Latina, ma la disparità tra ricchi e poveri esiste ed è evidente quanto sia difficile sostenere il costo della vita sia per il ceto medio ma soprattutto per le popolazioni che abitano nelle aree rurali, spesso in condizioni di povertà estrema.

In altre parole, chi lavora nell’industria o nel turismo può beneficiare di redditi elevati, ma come vive il resto della popolazione?

Costa Pacifica, Costa Rica

Le disparità economiche sono evidenti anche nelle differenze di accesso a servizi come istruzione e assistenza sanitaria

Le comunità rurali e svantaggiate spesso hanno un accesso limitato a queste risorse rispetto alle aree urbane più sviluppate.

Il sistema sanitario costaricense si basa su un modello misto pubblico-privato che, almeno su carta, cerca di garantire un’ampia copertura sanitaria per tutti i cittadini. 

Accedere al sistema pubblico però significa spesso accettare un più basso livello di cure mediche e dover fare i conti con tempi di attesa che rischiano di pregiudicare le condizioni di salute dei malati, strutture sanitarie che soffrono di carenze di personale e infrastrutture inadeguate. 

Arturo, a Puerto Viejo, per descrivere la qualità dell’assistenza sanitaria del settore pubblico mi ha detto “hai paura di ammalarti ancora di più entrandoci”. 

Lui stesso mi ha anche confermato che, lavorando legalmente, le aziende forniscono l’assistenza sanitaria come benefit contrattuale.

Sul sistema sanitario privato ho sentito testimonianze estremamente positive da parte di italiani incontrati in Costa Rica. Il mio pensiero è sempre quello: pagando aziende private non possiamo aspettarci un basso livello di assistenza.

Si può parlare di equità, però, solo se chi non ha risorse economiche può accedere allo stesso livello di cure mediche e assistenza sanitaria dei più abbienti.

Similmente funziona il sistema scolastico, anch’esso basato sul modello misto pubblico-privato. 

Come si sta quindi in Costa Rica, sotto la superficie? E soprattutto, come stanno i costaricani? 

Costa RIca, Caribe

Che gli stranieri in Costa Rica stiano bene è appurato. 

Ma come stanno i locali? Qual è il nostro impatto sull’economia locale e quali sono le prospettive future? 

Dal punto di vista sociale, nonostante quanto visto sopra, persistono importanti disparità regionali nell’accesso a servizi di qualità, con molte comunità rurali che rimangono svantaggiate rispetto alle aree urbane.

Poi, sotto la superficie paradisiaca della cultura della Pura Vida e della felicità, il Costa Rica continua a soffrire di problemi sociali come il traffico di droga, di esseri umani e la violenza domestica.

Quando sono arrivata a Limon, nel Caribe, un tassista mi ha detto più volte di prestare attenzione viaggiando da sola e benché io non mi sia mai sentita in pericolo durante la permanenza nel paese, non mi stupisce che il Costa Rica si trovi a fronteggiare le tipiche sfide legate ai traffici illegali che colpiscono i paesi vicini.

Qual è l’impatto del turismo in Costa Rica?

Come sempre questa medaglia ha due facce antitetiche e il suo equilibrio è dato da un mix tra politiche pubbliche volte a proteggere l’economia locale oltre che a “sfruttare” i flussi turistici e una consapevolezza delle scelte di consumo da parte dei viaggiatori. 

Senza dubbio la crescita esponenziale del turismo ha prodotto importanti benefici economici in Costa Rica. 

L’industria alberghiera, i servizi turistici, le attività ricreative e le tasse turistiche sono tutte entrate che contribuiscono a creare opportunità di lavoro e migliorare il tenore di vita di molte persone, specialmente quelle che vivono nelle comunità costiere e nelle aree rurali che dipendono maggiormente dal turismo (come La Fortuna o Monteverde).

Dall’altro lato però lo sfruttamento turistico ha prodotto un aumento sconsiderato del costo della vita, rendendo difficile per i residenti locali accedere ai beni e ai servizi essenziali, come l’alloggio, il cibo e i trasporti e contribuendo così  alla purtroppo dilagante gentrificazione.

Le mie impressioni finali 

Di certo il Costa Rica costituisce un esempio di valore sotto molteplici punti di vista che devono assolutamente essergli riconosciuti. 

A mio avviso però non si tratta neanche di un modello da osannare per la sua perfezione. 

Viaggiando e lavorando per un mese da qui ho avuto spesso la sensazione di trovarmi esclusivamente in un grande tourist village pensato attentamente per non scomodare la sensibilità di chi di passaggio. 

Ho adorato il Caribe e soprattutto la città di Limon proprio perché è solo lì che ho avuto l’opportunità di vivere, per la prima volta in Costa Rica, qualcosa di autentico e non costruito. 

Niente negozietti hippie, niente tour, solo barbieri, scuole, farmacie, sodas (le trattorie locali – ma qui appunto “per i locali che ci andavano nella pausa dal lavoro”) e vita vera, di gente normale che fa cose normali e che non sta in vetrina. 

Certo la sensazione era quella di essere straniera in una terra straniera, benché accogliente.

Ma non è per vivere questa esperienza che viaggiamo?

Io certamente sì. 

Qui puoi leggere la mia guida completa al Costa Rica per viaggiatori indipendenti

Siti web utili per viaggiare e comprendere il Costa Rica:

visitcostarica

costaricaembassy

bancomundial

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SILVIA

Yogi, consulente di comunicazione, nomade digitale.

Sviluppo idee creative per aiutare brand e destinazioni a trovare clienti grazie a contenuti web mentre gestisco male la mia dipendenza da viaggi e caffeina.