Come ritrovare se stessi con l’aiuto del bambino interiore

che cosa è un brand

Yogi | consulente di comunicazione | nomade digitale

Sviluppo idee creative per aiutare brand e destinazioni a trovare clienti grazie a contenuti web mentre gestisco male la mia dipendenza da viaggi e caffeina.

E’ facile perdersi.

Presi dal flusso inesauribile dei giorni rincorriamo progetti, obiettivi, persone, vie più o meno socialmente prestabilite.

Poi, a volte, capita di fermarsi; ci guardiamo intorno e non riconosciamo più niente. 

Non riconosciamo noi stessi, o meglio, la versione di noi che siamo diventati. 

 

Il Buddha ha detto

“Quando scoprirai chi sei, riderai di ciò che credevi di essere”

 

Ma scoprire chi siamo, o ritrovare se stessi nei momenti di buio, è la vera sfida di questa esistenza.

Molti anni fa attraversavo un momento di completo distaccamento dalla me che riconosco oggi. 

Vivevo una relazione tossica, io stessa ne ero prima complice. 

Avevo paura di qualsiasi cosa, l’ansia mi divorava al punto che non ero più capace di relazionarmi con gli altri. 

Sì, io che oggi vivo viaggiando da sola, gestisco la mia attività digitale, interagisco coi miei clienti e parlo tre lingue mentre ne studio la quarta. 

Ero un’altra persona.

Insicura, impaurita, imbruttita dalla paura.  Avevo circa 24- 25 anni.

Di quel periodo nero ricordo bene il momento di rottura. 

Non fu per una discussione, né per un cambiamento esterno.

Ma per l’inizio di quella che sarebbe stata una rivoluzione interiore, personale, mia. 

Un giorno mi guardai allo specchio e pensai alla mia vita, alle mie amicizie, alla mia relazione di quel momento, alle scelte che stavo prendendo durante quegli anni.  

Mi chiesi: 

che cosa penserebbe di te la Silvia bambina?

Rispondere a quella domanda con sincerità è stato l’inizio del mio processo di guarigione. 

E credimi, non lo dico con leggerezza, ma col cuore in mano, così come si svelano i segreti più preziosi. 

 

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© Silvia Mangini

 

Da allora, il tema del perdersi e del ritrovarsi mi è molto caro.

Trasferendomi in paesi diversi, ho avuto spesso modo di confrontarmi con persone che stavano vivendo i miei stessi momenti di luce e ombra. 

Erano persone di ogni genere e provenienza, spesso di nazionalità diversa dalla mia, con un’altra educazione e altre abitudini. 

A volte la causa apparente del loro distaccamento era un lavoro, altre, il volere della famiglia o di una compagnia, di convenzioni sociali, di credenze condivise. 

Quella profonda, beh, era sempre un’altra, molto più familiare.

Esattamente come io stessa ero la prima artefice di tutti i miei mali, così erano loro a creare pareti insormontabili nelle loro singole vite.

Sono sicura che questa affermazione ti stia lasciando con l’amaro in bocca. 

Ma lasciami spiegare.

Pochi giorni fa ho condiviso un post su Instagram dove invitavo a condividere esperienze di perdita e di ritrovamento. 

 

 

Le risposte hanno dato vita ad un modello ricorrente:

L’artefice del ritrovarsi, in tutte le storie personali condivise, era sempre ognuno di voi. 

Per qualcuno questo eroe agiva tirandosi  fuori da un pensiero limitante, per altri da una relazione, per altri ancora da un ecosistema tossico. 

Ma in ogni vostra storia, come nella mia, c’era un solo protagonista determinante: voi stessi, tu, io. 

Il punto è che nel perdersi c’è sempre una dose di responsabilità individuale così come c’è nel ritrovarsi. 

Siamo noi i primi artefici della nostra vita, siamo i primi complici di ogni episodio di bellezza e primi responsabili di ogni sofferenza. 

Non possiamo controllare ciò che accade al di fuori di noi, ma abbiamo il pieno controllo del modo in cui reagiamo ai singoli eventi. 

Siamo i primi ad alimentare una relazione che ci fa del male, ad andare ogni giorno nel posto di lavoro che detestiamo, a coltivare amicizie futili che non ci arricchiscono. 

Non siamo le vittime, ci perdiamo perché scegliamo di farlo. 

Già.

Si ma allora, come è possibile ritrovare se stessi quando questo accade? 

Sicuramente dobbiamo sviluppare consapevolezza della nostra condizione. 

Poi serve un grande atto di coraggio.

 

Perché, come dice Patrizia, la mia insegnante di Yoga Sciamanico:

non esiste ascesa senza un viaggio nelle profondità”

 

Per ritrovarsi, per guarire, serve prima di tutto sapersi osservare e accettarsi, nei lati di luce e in quelli di ombra. 

Serve tornare alle origini.

 

Come ritrovare se stessi richiamando il bambino interiore

 

Quando mi sono chiesta che avrebbe pensato la me bambina a proposito delle mie scelte di adulta, non avevo idea che rievocare il bambino interiore fosse una delle pratiche di mindfulness più antiche e potenti.

Così nel momento in cui quest’anno ho iniziato a lavorare alla mia crescita spirituale con Patrizia ne sono rimasta ingenuamente stupita. 

Durante il primo percorso (21 giorni col tuo respiro), ho vissuto quello che forse, ad oggi, è stato il momento più intenso della mia vita. Grazie alla sua attenta guida ho incontrato di nuovo la mia bambina interiore e non potrò mai esserle abbastanza grata per quell’esperienza.

Ho scoperto grazie a lei il grande potere di questa pratica che era arrivata nella mia vita tanti anni fa senza che ne avessi la benché minima consapevolezza.

Tornare al bambino interiore rappresenta l’incontro con la nostra anima guida; segna l’inizio di ogni nostro processo evolutivo. 

Incontrarlo ci ricorda prima di tutto che non ci ha mai abbandonato; che è sempre rimasto accanto a noi, assistendo ai nostri tradimenti, alle nostre cadute libere. 

Visualizzarlo, parlarci, significa fare ritorno a casa, ma anche essere pronti a guardarsi in prospettiva, riconoscere le proprie ferite e finalmente guarirle. 

Se stai affrontando un momento di buio emotivo, ti senti in difficoltà e non credi di avere gli strumenti necessari per gestire questa sofferenza, ricorda che non sei solo, non sei sola.

E’ facile perdersi, ma per ritrovarsi non serve che un piccolo gesto rivoluzionario.

Come tornare bambini, tornare a casa.

Patrizia Notaro è una Counselor Immaginale e insegnante di Mindfulness con un P.h.D in Neuroscienze e un background umanistico in Lingue e Letterature straniere. 

Ma queste sono le parole che io uso per descriverla. Per lei suonerebbe troppo egotico mettere in mostra i suoi raggiungimenti accademici e professionali.

E’ una guida discreta, professionale e aperta ad accoglierti nel tuo viaggio di crescita personale.

 

Scopri i suoi percorsi di mindfulness, costellazioni familiari, yoga sciamanico e meditazione direttamente a casa sua: Patrizianotaro.it

 

Per me conoscerla è stato un grandissimo regalo.

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SILVIA

Yogi, consulente di comunicazione, nomade digitale.

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